Piazza Affari e variabili chiave

Dall’intervista di TREND-ONLINE.com al nostro trader Alessandro Aldrovandi

1) Le variabili chiave dei mercati restano ancora la Cina con il suo rallentamento e al Fed con la stretta sui tassi, se e quando ci sarà. Quali i possibili commenti?
Riguardo all’aumento dei tassi americani, non si tratta di una novità: già dalla fine dello scorso anno, infatti, la Fed ha esplicitamente dichiarato di considerare raggiunti gli obiettivi macroeconomici (inflazione al 2% e disoccupazione al 6%) che permettevano l’inizio di una politica monetaria restittiva. Inoltre, non aveva fatto mistero sul fatto che l’aumento dei tassi potesse avvenire nella tarda primavera di quest’anno, poi rimandato all’inizio dell’autunno. Pertanto, lo storno sui mercati azionari americani era ampiamente previsto e prevedibile, anche in considerazione del fatto che salivano ininterrottamente da 3 anni senza correzioni degne di nota.
Ciò che invece ha sorpreso davvero molti operatori è stato il crollo della Cina. Pochi si erano accorti della bolla immobiliare in corso, passaggio obbligato per tutte le economie emergenti, a cui si sono aggiunte nuove stime di crescita del Pil inferiore alle attesa nei prossimi anni. Al momento la situazione è delicata, ma non grave. E’ da ricordare, infatti, che il Pil cinese crescerà comunque ad velocità quasi doppia rispetto a quello delle più importanti economie occidentali e che l’investimento su queste Borse deve essere fatto sempre in un’ottica di lungo periodo. Dal punto di vista operativo, siamo sicuramente vicino a dei minimi importanti, ma non ci sono ancora inversioni di tendenza: pertanto è ancora presto per inserire azionario cinese (tramite Etf o fondi comuni) in portafoglio.

2) Lusso e Bancari sotto controllo, i secondi oggetto di vendite alla fine della settimana scorsa, il primo che ondeggia sulle paure in arrivo da Pechino. Quali strategie adottare e nomi da preferire?
Il settore del lusso continuerà a soffrire ancora a lungo, finchè la crisi delle Borse asiatiche non terminerà. Purtroppo, le aziende italiane che negli anni passati hanno ridotto la diversificazione geografica puntando tutto sull’Asia e sul suo potenziale di crescita, abbandonando in parte i mercati considerati maturi, come gli Usa (per i quali si è diventati anche meno attraenti a causa di euro molto forte), oggi si trovano in difficoltà. Nessun titolo del FTSE/MIB al momento è consigliabile, sia per i motivi appena descritti che per il fatto di trovarsi quasi tutti vicino a dei supporti abbastanza importanti che potrebbero generare dei falsi segnali, in entrambe le direzioni opertative long o short.
In riferimento ai bancari, invece, la volatilità di queste ultime settimane non si è trasformata in un generalizzato pessimismo per il settore. Certamente, la settimana scorsa è stata negativa a causa delle dichiarazioni del presidente della Bce, Mario Draghi, che ha ribadito l’intenzione di prolungare il QE europeo fino a quando sarà necessario, ingessando di fatto ancora una volta le banche continentali ad una prospettiva di tassi pari allo zero, ma le opportunità di investimento non mancano. Tra i titoli più interessanti continuiamo a seguire AZIMUT (per il risparmio gestito), INTESA SANPAOLO (per fondamentali e impostazione tecnica buona) e le solite tre banche cooperative POPOLARE, POPOLARE DI MILANO e BPER (per futuro risiko bancario).

3) Due titoli: Fca con la possibile offerta su GM e Generali con il suo aumento di dividendo. Potrebbero essere delle occasioni interessanti o no?
Considerata la nuova strategia familiare di lungo termine dei principali azionisti del gruppo FCA e la straordinaria caparbietà di Marchionne nel raggiungere, passo dopo passo, tutti gli obiettivi prefissati a livello globale, è abbastanza probabile che il progetto di avanzare un’Opa ostile su General Motors possa essere realizzato. Poi, quello che succederà dopo è impossibile da prevedere. Di sicuro, la società che incorpora e utilizza risorse per fondersi con altre aziende viene solitamente penalizzata nelle quotazioni di Borsa e pertanto è consigliabile mantenere un atteggiamento prudente sul titolo FCA.
In merito a Generali, invece, è un investimento interessante, che dovrebbe essere sempre presente all’interno di un qualsiasi portafoglio con strategie da cassettista. Una ragione in più viene fornita proprio dal piano dividendi programmato fino al 2018: il monte dividendi previsto entro questa data, infatti, è previsto superiore ai 5 miliardi di euro, grazie ad una generazione di cassa pari a 7 miliardi e risparmi per 1 miliardo. Dal punto di vista operativo, quindi, ogni ribasso rappresenta una buona occasione di acquisto purchè le quotazioni non scendano sotto l’importante supporto posto sul livello 15,16 euro.