Nessun rally di Natale

Dall’intervista di TREND-ONLINE.com al nostro trader Alessandro Aldrovandi.

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1) Nei giorni scorsi l’indice Ftse Mib è riuscito a riportarsi poco al di sopra dei 20.000 punti, ma ieri c’è stata una nuova forte battuta d’arresto. Piazza Affari potrà riprendersi oppure è iniziato un trend ribassista?

La rottura rialzista della soglia psicologica dei 20.000 punti sul FTSE/MIB non è avvenuta con un grande forza, sia per volumi che per direzionalità. Inoltre, considerando che l’area intorno al livello 20.200 costituiva una resistenza statica piuttosto importante, diventava abbastanza prevedibile un primo e immediato ritracciamento dell’indice italiano. Però, ipotizzare se questo movimento discendente sia davvero un semplice ritracciamento oppure una vera e propria inversione di tendenza risulta essere davvero difficile: tutto dipenderà dalle decisione della Bce che verranno illustrate nel primo pomeriggio di giovedì 4 dicembre p.v..
Se Draghi concretizzerà un QE europeo, il recente ribasso non dovrebbe violare il supporto di 19.450, che a sua volta rappresenterebbe un nuovo minimo crescente atto a confermare una ripresa di medio/lungo termine delle quotazioni. In questo caso, si recupererebbe in poche sedute l’area 20.000, per poi proseguire oltre i recenti massimi.
In caso contrario, l’inversione di tendenza sarà inevitabile e la rottura del già citato supporto riporterà i prezzi ben sotto quota 19.000, fino al livello 18.400.

2) A quanto pare lo schiaffo dell’Opec è stato fin troppo forte, ma anche i bancari e il risparmio gestito in generale non hanno certo brillato. Il resto d’Europa, Germania in testa, potrebbe trovare una controtendenza?

In realtà, che l’Opec decidesse di non diminuire la produzione di petrolio era un’ipotesi piuttosto prevedibile e comprensibile. Nonostante le quotazioni così basse, limitare l’offerta di greggio avrebbe significato avvantaggiare ancora di più la concorrenza, ossia quei paesi che stanno iniziando solo ora a utilizzare lo “shale oil”. Per i paesi arabi, in fondo, si tratta solo di rinunciare per qualche anno ai soliti lauti guadagni, piuttosto che vedersi cambiata radicalmente la struttura del mercato del petrolio, con il rischio di non vedersi più protagonisti assoluti nel futuro. Ed è ovvio che con il petrolio che quota 68 dollari al barile (-33% negli ultimi sei mesi) tutti i titoli energetici quotati sul listino di Piazza Affari italiani ne soffrano.
Riguardo il settore bancario, i problemi sono due: dal un lato la situazione congiunturale del risparmio gestito, la cui raccolta si è contratta progressivamente negli ultimi mesi a causa del crollo dei mercati; dall’altro lato, c’è sempre l’incognita (che ogni tanto emerge prepotentemente) di quante siano le sofferenze bancarie latenti negli istituti italiani: si dice che siano molte di più rispetto ai 180 miliardi di euro ufficiali!
Poichè nell’indice FTSE/MIB sono predominanti i titoli energetici e quelli bancari, entrambi in crisi al momento, si spiega da sola la debolezza relativa del nostro indice rispetto alla Germania, che si è riavvicinata recentemante ai massimi assoluti in area 10.000 punti.

3) Quali strategie operative per fine anno, in vista del rally di Natale (sempre che ci sia)?

La mia opinione è che quest’anno non si assisterà ad alcun rally di Natale. Sono troppe le incognite da valutare e troppe le ipotesi/scommesse che si dovrebbero fare.
Come appena detto, l’Italia è appesantita da due settori deboli, mentre il Dax si trova su una resistenza fortissima, a cui si aggiunge che non tutti gli indicatori macroeconomici tedeschi sono così rassicuranti come in passato. Passando agli Usa, sebbene l’economia reale americana vada a gonfie vele, gli indici borsistici sembrano davvero molto alti, per cui sarebbe ipotizzabile un ritracciamento che li faccia uscire da questa situazione di “ipercomprato”. Infine, anche i mercati emergenti sembrano aver corso troppo in questi ultimi mesi, mentre il Giappone è sicuramente da evitare in quanto si trova in piena crisi politica.
Non ci sono opportunità di investimento neppure nel settore obbligazionario, perchè alle quotazioni attuali, i rendimenti reali di breve termine sono negativi.
Pertanto, in definitiva, rimanderei la costruzione o verifica dell’asset allocation al prossimo anno, anche alla luce di come verrà attuato l’eventuale QE della Bce. E’ da ricordare, infatti, che il mercato finanziario europeo è già ampiamente “drogato” di liquidità e che queste manovre monetarie non possono durare per sempre. L’esempio del Giappone, che si trova in questa situazione da più di 20 anni ed è ancora incapace di riprendersi, dovrebbe farci riflettere…