Le previsioni, il trading e la statistica

L’esperienza sui mercati finanziari, intesa come assidua e costante osservazione dei grafici di Borsa, rimane importante ma non è più sufficiente per affrontare il futuro.
Anche l’analisi tecnica non riesce più ad interpretare con precisione l’andamento delle quotazioni. Diventa necessario sviluppare l’analisi quantitativa sulle serie storiche dei prezzi con lo scopo di creare strategie di trading statisticamente valide nel lungo periodo.

“Cosa farà la borsa?” Per chi svolge il mio mestiere si tratta di una domanda ricorrente, che diventa quotidiana quando i mercati finanziari vivono le loro stagioni più critiche. E’ stato così negli anni 2001-2002 dopo la bolla speculativa della “New Economy”; si è ripetuto nel 2008 con la crisi finanziaria causata dai mutui subprime; infine, si sta verificando anche questa estate con le quotazioni ritornate ancora una volta vicino ai minimi storici. A meno di voler essere banali (si sa, le Borse hanno un andamento ciclico e pertanto dopo un forte ribasso ci sarà sicuramente un rialzo, e viceversa), rispondere a quella domanda è assolutamente impossibile. Ci sono troppe variabili in gioco, nessuno può sapere cosa farà il mercato fra qualche ora, giorno o mese. Insomma, è banale dirlo, ma il futuro non si può conoscere prima. Sarà perché sono un trader su futures e quindi opero in un ambito prevalentemente intraday, ma da tempo la mia parola d’ordine è diventata proprio questa: imprevedibilità. Pur effettuando le consuete analisi e studiando alcuni degli scenari possibili, limito al massimo le mie previsioni e il loro orizzonte temporale, in quanto tutto può sempre succedere.

Invece, ci sono ancora molti operatori abituati ad immaginarsi il movimento dei mercati, con il rischio di “innamorarsi” delle proprie idee di trading e di perdere (o far perdere) molti soldi. Una mattina del 7 marzo scorso, ad esempio, ho ricevuto una newsletter di Borsa con il seguente messaggio: “Oggi il nostro Ftse/Mib è pronto per decollare. Apriamo in gap-up in area 22.300. Facciamo un massimo relativo dopo i dati Usa, che saranno migliori delle attese, in area 22.550. Correzione fino a 22.400 fra le 15:00 e le 16:00. Chiudiamo vicino ai massimi in area 22.600”. A parte il fatto che non ne hanno azzeccata neppure una (vedi FIGURA 1), sono convinto che gli analisti avessero validissimi motivi per argomentare il “film” sul mercato che avevano previsto. Ma anche qualora le avessero indovinate tutte, non credo che sarebbero riusciti a ripetersi nelle sedute successive o con costanza nel tempo.

FIGURA 1 – Indice FTSE/MIB del 7/3/2011: previsione (linea blu) vs andamento reale (candlestick a 30 minuti)

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L’errore di fondo consiste nel voler cercare a tutti i costi il “Sacro Graal”, quella formula magica che permetta di guadagnare soldi con regolarità e semplicità. E quando qualcuno pensa di avere inventato qualcosa di nuovo, ecco che si concentrerà sulla propria creatura perdendo di obiettività: se ha osservato che due particolari medie mobili si sono incrociate 10 volte in un mese, si ricorderà con entusiasmo solo dei 3 crossover che avrebbero generato operazioni vincenti (“dove avrei guadagnato un sacco di soldi se fossi entrato con 2 Dax”), dimenticandosi completamente degli altri 7 falsi segnali. Ricevo e-mail da lettori che mi illustrano come il loro indicatore “SEGRETO” riesca ad individuare le inversione del trend “sempre con due ore di anticipo”, oppure come riescono a guadagnare “sempre almeno 3 tick per ogni operazione” facendo scalping. Io per primo sono caduto in questo errore di presunzione e superficialità, ma mie spese ho imparato presto che non sarà mai un solo indicatore o la sua combinazione con altri a rappresentare la chiave di successo nel trading; neppure se è poco conosciuto al pubblico o modificato da una formulazione matematica personale; e lo stesso discorso vale anche per le pattern grafiche o la scelta del timeframe.

Bisogna rassegnarsi al fatto che anche l’analisi tecnica ha dei difetti ineliminabili: quando il signal incrocia al ribasso il proprio Macd, ad esempio, capita spesso che i prezzi rimangano stabili o, addirittura, continuino a scendere. Ma perché il mercato non reagisce favorevolmente all’incrocio? Quale sarà il crossover giusto? Ed ecco che a questo punto, al nostro Macd si aggiunge un secondo indicatore, e poi un terzo, e così via, sottovalutando il fatto che anche gli indicatori aggiunti hanno gli stessi difetti del Macd.

Di conseguenza, risulta evidente come tutta l’analisi tecnica debba subire un processo di selezione più scientifico. In sostanza, ogni sua teoria ed enunciazione dovrebbe essere dimostrata statisticamente nel lungo periodo, senza il timore di contraddire la “vecchia” letteratura in materia. Qualche anno sono rimasto sorpreso nel leggere una ricerca pubblicata da alcuni colleghi sulla validità statistica della pattern “Engulfing” sui grafici candlestick (vedi FIGURA 2). Scorrendo quotidianamente il grafico dei future, avevo la percezione che questa configurazione funzionasse bene 3 volte su 4 (75%); invece, lo studio effettuato sui 40 titoli dell’indice italiano nei precedenti 10 anni dimostrava come la pattern avesse una probabilità di successo tra il 49 e il 52%, più o meno come “tirare la monetina”.

FIGURA 2 – Bearish Engulfing del 1/8/2011 sul future FTSE

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Pertanto, in conclusione, ritengo ogni strategia di trading debba basarsi esclusivamente su un’analisi statistica favorevole, non contaminata dal proprio ego previsionale e neppure da alcuni aspetti dell’analisi tecnica. Solo a questo punto le strategie potranno essere affinate con alcuni meccanismi di “money management” ed applicate con la dovuta “disciplina”.

Alessandro Aldrovandi   (Dal catalogo del Taranto Finanza Forum 2011)