I prezzi sono bassi, ma i rischi troppo alti

Dall’intervista di TREND-ONLINE.com al nostro trader Alessandro Aldrovandi.

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I mercati continuano a segnare un andamento altalenante, sempre più condizionati da dati macro ma soprattutto dalle politiche delle Banche centrali. Un trend che riuscirà a trovare una fine ora che la Fed allenterà la sua presenza, oppure verrà presto sostituita dalla Bce?

La mia impressione è che i mercati finanziari possano rimanere in questa fase di incertezza ancora per diversi mesi, a cui va aggiunta anche una spiccata scorrelazione tra i loro movimenti di breve periodo.
La Fed, infatti, ma solo nella tarda primavera del 2015, potrebbe dare inizio ad una politica monetaria restrittiva e non è prevedibile come reagirà Wall Street: se da un lato è necessaria una importante fase di ritracciamento delle quotazioni, dopo che l’indice S&P500 ha superato con forza quota 2.000 fino a realizzare un massimo assoluto a 2.020 punti, dall’altro lato l’economia statunitense ha tutte le carte in regola per continuare nel proprio cammino di crescita.
Molto diversa è la situazione europea, dove gli indicatori macroeconomici continuano ad essere depressi nonostante la Bce abbia fatto tutti gli sforzi possibili per immettere liquidità sul mercato, fino a ridurre il tasso di riferimento allo 0,05%. Poichè i prezzi di Borsa sono piuttosto lontani dai massimi dello scorso giugno 2014, diventa davvero difficile capire quali altri incentivi potranno essere adottati per favorire la crescita del vecchio continente.

L’indice Ftse Mib ha chiuso la settimana con un bilancio negativo, quale potrebbe essere una strategie operativa da adottare nel breve periodo?

La scorsa settimana si è chiusa con un segno negativo in quanto, per l’ennesima volta, l’indice italiano è stato respinto dall’importante resistenza posta in area 21.500 punti. Nonostante il trend di medio periodo sia ancora negativo, i prezzi stanno oscillando da alcune settimane proprio tra la resistenza già citata e l’altrettanto importante supporto posto sul livello 20.250. In sostanza, si tratta di un trading range laterale piuttosto limitato.
L’unica strategia che può essere adottata in una situazione di mercato come questa è quella di fare riferimento ai due livelli individuati ed aspettare un loro eventuale breakout: aprire posizioni long al superamento di 21.500, con obiettivi rialzisti in area 22.150, oppure liquidare i titoli azionari in portafoglio alla violazione del supporto 20.250, in attesa di un ritorno dei prezzi vicino all’area 19.000.

Siamo appena entrati nell’ultima parte dell’anno, notoriamente più favorevole per i mercati, quali consigli dare a chi decide di entrare, se è il caso di farlo, adesso?

Sebbene l’impostazione rialzista di lungo temine di tutti i principali mercati finanziari non sia stata compromessa dalla violenta discesa dei mesi di luglio/agosto 2014, in questo momento il miglior consiglio che si possa fornire è quello di rimanere molto prudenti. Sulla base di quanto detto prima, infatti, regna l’incertezza a livello macroeconomico e l’analisi grafica delle Borse indica una fase di congestione.
Se si hanno già azioni in portafoglio, sarà conveniente monitorare con attenzione i vari livelli di supporto al fine di liquidarli (o coprirli) con prontezza nel caso le quotazioni scendessero ulteriormente, mentre è ancora molto presto per entrare sul mercato. Anche se i prezzi sono relativamente bassi, non si tratta ancora di una buona occasione di acquisto in quanto non si hanno segnali rialzisti e pertanto i rischi rimangono troppo alti.
L’unico mercato sul quale potrebbe essere conveniente cominciare ad agire (ma questo vale solo per trader più avanzati, quelli che negoziano con i futures nell’ambito intraday) è quello del BUND, ossia i titoli di stato tedeschi: da troppo tempo, infatti, si stano mantenendo su quotazioni molto alte e insostenibili, dato che il loro rendimento è addirittura negativo. Pertanto, dal punto di vista operativo, ma sempre con prudenza, si potrebbero accumulare posizioni short sul future BUND.