La febbre da OPA sui mercati è un buon segnale

               C’è voglia di Opa sui mercati finanziari, almeno a giudicare dalla serie di offerte che hanno preso corpo negli ultimi giorni. Il colosso Sanofi-Aventis ha svelato i dettagli delle proprie mire sulla statunitense Genzyme, una start-up del settore biotech: 18,5 miliardi di dollari. I due big mondiali dei pc, Dell e Hp si stanno contendendo a suon di rilanci sul prezzo il consenso del board di 3Par, leader delle “nuvole digitali”. Intel, dopo aver acquisito gli antivirus di McAfee per quasi 8 miliardi di dollari, sta trattando per una controllata wireless del produttore tedesco di chip Infineon. Infine, dal primo di ottobre nascerà la più grande compagnia aerea del mondo, la United Airlines (700 aerei e 87.000 dipendenti) grazie alle nozze tra Continental e United.
               Questo fermento di iniziative e voglia di investire, potrebbe essere un segnale importante: finalmente è tornata la fiducia nell’economia e si comincia a progettare il futuro con strategie di lungo periodo, partendo dalla corretta valutazioni delle aziende più interessanti e cercando di battere sul tempo i concorrenti per sfruttare le occasioni migliori e conquistare quote di mercato.
Questo comportamento, soprattutto da parte delle multinazionali leader dei propri settori, era stato osservato subito dopo lo scoppio della bolla speculativa causata dalla “new economy”, dove le operazioni straordinarie realizzate nel periodo 2002-2003 (Opa, acquisizioni, fusioni, delisting, ecc.) sono state il preludio ad un movimento rialzista dei mercati azionari durato diversi anni, fino al 2007.
                Riguardo alla recente crisi finanziaria, invece, finora si è assistito ad un totale immobilismo nel settore M&A. In effetti i problemi intervenuti negli ultimi 2 anni hanno una natura molto diversa rispetto alla crisi precedente e probabilmente anche molta liquidità è stata bruciata a causa dell’eccessivo indebitamento che ha causato ripercussioni negative a catena. Insomma, una crisi strutturale che nessun grande competitor mondiale è riuscito a sfruttare nonostante le quotazioni di Borsa di molte società siano arrivate a perdere anche il 70% dai propri massimi, con un conseguente ridimensionamento anche dei criteri di valutazione dei fondamentali di bilancio di quelle non quotate.
               Comunque, nonostante la tempistica dell’auspicata stabilizzazione dei mercati finanziari rimanga ancora incerta, le recenti operazioni straordinarie effettuate dai big americani ed europei possono essere viste come un primo timido segnale di ripresa, un’argomentazione valida per sostenere che i mercati azionari non dovrebbero scendere ulteriormente e che ci si sta preparando ad un trend rialzista per i prossimi anni. Probabilmente lento, ma duraturo.