I migliori titoli per Piazza Affari

Dall’intervista di TREND-ONLINE.com al nostro trader Alessandro Aldrovandi.

1) I mercati sembrano essersi bloccati dopo un’esplosione di ottimismo sull’Europa e Piazza Affari in generale: mancanza di direzionalità o semplicemente altro?

Tutti i principali mercati europei, Italia compresa, hanno corso moltissimo dai minimi dello scorso gennaio, realizzando performance superiori al 30%. La salita è stata continua, molto forte e lineare, senza mai alcun tipo di ritracciamento o pullback degno di nota. Anzi, le uniche pause del mercato a cui abbiamo assistito, si sono poi rivelate come fasi di ulteriore accumulazione e accelerazione. Pertanto, una inversione di tendenza, anche di breve periodo, è assolutamente necessaria per poter convalidare comunque il trend di lungo periodo dell’azionario. Sull’indice FTSE/MIB il primo supporto importante si trova sulla soglia psicologica dei 23.000 punti, con un primo obiettivo ribassista a quota 22.400, ed uno ancora più ambizioso fino al livello 21.900. Sul DAX, invece, il supporto è a 11.600 con un potenziale di discesa fino a 11.200, ma non oltre i 10.600 punti.

2) Aria di grandi operazioni sul listino milanese, ma soprattutto il ritorno dei grandi nomi che si muovono. Quali i protagonisti per i prossimi mesi?

Come appena detto, la situazione sul mercato azionario richiede prudenza e, probabilmente, non è ancora il momento per fare nuovi acquisti. Comunque, sono diversi i titoli che seguiamo e che potrebbero reagire prima e meglio di altri nell’eventualità di un nuovo rally: DANIELI, settore industriale molto specializzato, esposto verso i paesi emergenti, elevata liquidtà netta; ENEL, ingiustificato sconto holding, crescita della Spagna, buon dividendo; BUZZI UNICEM, sottovalutata rispetto ai competitors, crescita positiva in previsione della stabilizzazione del mercato russo sul quale è esposta; poi, a seguire buona parte del settore bancario (UNICREDIT, INTESA), con particolare riguardo ad alcune banche popolari (BPER, UBIBANCA)

3) Petrolio, la vera incognita del momento: per la più grande società di trading sul greggio i prezzi non scenderanno sotto i 50 dollari al barile. Ma anche se così fosse, sarebbe veramente una vittoria per chi opera nel settore?

Sia dal punto di vista fondamentale che tecnico, effettivamente il petrolio sembra aver trovato da inizio 2015 una giusta collocazione nell’area intorno ai 50 dollari al barile. La produzione di shale oil riesce soddisfare la domanda globale di greggio, tra l’altro anche in leggera diminuzione nei principali paesi emergenti come la Cina, e pertanto è difficile pensare che vi sia una corsa all’approvvigionamento tramite future o altri derivati. Se di vittoria si deve parlare, sta nel fatto che le quotazioni non siano scese sotto quota 42 dollari, con il rischio di penalizzare i bilanci delle società energetiche, settore molto “pesante” anche sul listino italiano. Nonostante le quotazioni attuali, è ancora presto per parlare di inversione di tendenza in quanto appare molto forte l’eventuale resistenza posta sul livello 70 dollari.

4) Grin o Grexit: un intero continente, dipende da questa filastrocca. La Grecia a quanto pare resterà a tutti i costi nella moneta unica, ma la credibilità dopo tutto quanto sta accadendo sarà minata lo stesso. E’ questa la sola Europa possibile?

I nodi vengono sempre al pettine. Nonostante la raggiunta stabilità politica e l’intraprendenza di Tsipras e del ministro delle finanze Varoukakis, i conti non tornano, è solo questione di tempo. Ed è già da diversi mesi che il problema viene rimandato. L’ipotesi più probabile è che si trovi l’ennesimo accordo per salvare lo Stato ellenico, anche se il prezzo che la Grecia dovrà pagare sarà altissimo. Certamente l’Europa non se esce bene ed il rischio che in futuro altre situazioni analoghe possano verificarsi lascia molto perplessi. Nelle prossime settimane, visti i debiti in scadenza, sapremo il destino della Grecia, ma l’augurio più importante è che si tragga insegnamento da questi episodi, si adottino regolamentazioni adeguate e che, finalmente, si proceda a passo più spedito verso una unione “politica” dei vari paesi, e non solo monetaria.