Il mercato azionario italiano è decisamente impostato al ribasso nel medio termine.
Dopo la salita ininterrotta che ha caratterizzato l’andamento dell’indice FTSE/MIB negli ultimi due anni, senza che vi fosse mai stato alcun ritracciamento degno di nota, una inversione del trend era piuttosto prevedibile; così come ipotizzabile era il fatto che la discesa dovesse essere consistente. Quello che stupisce, invece, è la violenza del crollo delle quotazioni e l’immediato raggiungimento dei supporti statici più lontani. A cui va aggiunto la presenza di numerosi falsi segnali e scorrelazioni intraday, tutti sintomi evidenti della presenza sul mercato di mani forti (prima) e di operatori in preda al “panic selling” (dopo).
La violazione del livello 20.000, avvenuta ad inizio ottobre, è stata il preludio ad una accelerazione ribassista che non poteva più trovare argine nel supporto posto a 18.800 (doppio minimo realizzato a febbraio e agosto 2014). Infatti, così è stato, ma era davvero difficile immaginare una serie di sedute consecutive così fortemente negative, fino ad arrivare a realizzare un minimo a 17.500 nella seduta di giovedì 16 ottobre.
Oltre ad aspetti prettamente tecnici, di certo non hanno aiutato altri fattori come la forte discesa di Wall Street e l’insolita debolezza dell’indice DAX, quest’ultima causata da alcuni dati macroeconomici tedeschi inaspettatamente deludenti. Inoltre, sono da aggiungere alcune notizie negative relative alla solvibilità delle banche greche. Infine, durante l’ultima riunione della Bce sono emersi con evidenza i limiti delle politiche monetarie finora adottate (e anche quasi esaurite), non avendo ancora ottenuto i risultati sperati: tant’è che questa volta le parole del governatore Draghi hanno affossato ulteriormente le Borse.
Detto questo, comunque, l’area 17.500/17.700 ha le carte in regola per mostrarsi unprimo valido supporto in grado di arrestare l’ondata di vendite. Nel corso del 2013, infatti, l’intorno di questi prezzi ha costituito una serie di livelli statici davvero importanti, da cui è poi iniziata la lunga salita fino al giugno scorso.
Pur tenendo presente che la volatilità rimarrà alta ancora per diverse settimane, dal punto di vista operativo le attuali quotazioni potrebbero anche essere una buona occasione di acquisto per trade mirati di breve respiro e con quantità modeste, fino al target 19.500. E’ da ricordare, infatti, che a fine ottobre verranno resi noti i risultati dei periodici “stress test” bancari e dalle prime indiscrezioni non sembra che ci siano particolari motivi di preoccupazione.
Grafico daily del Future FTSE/MIB